Timira, romanzo meticcio, intervista a Wu Ming 2, Parigi, Marcovaldo, 12 maggio 2013.

 

Questa intervista è stata realizzata alla libreria-caffè Marcovaldo di Parigi, il 12 maggio 2013. Il romanzo Timira, opera di Wu Ming 2 e Antar Mohamed, edito in Italia da Einaudi nel 2012, uscirà in Francia presso le edizioni Métailié nella traduzione di Serge Quadruppani.

Olivier Favier: New Thing era un romanzo ambientato negli Stati Uniti, Guerra agli umani in un’Italia tra giallo e fantascienza, Stella del mattino in una Oxford del primo Novecento. Finalmente ora scegli la storia recente nell’Italia, in uno dei suoi aspetti più rimossi, più problematici, come ci ricorda la recente costruzione a 70 chilometri da Roma di un Mausoleo al criminale di guerra Rodolfo Graziani. Mi referisco ovviamente alla storia coloniale, al non rapporto dell’Italia con il suo passato e il conseguente disastro nella Somalia e nell’Eritrea di oggi. Il libro reca il sottotitolo « romanzo meticcio ». Vorrei che tu ci parlassi di questo necessario incrocio di culture nell’Italia del 2013, Italia diventata da vent’anni un grande paese di immigrazione, a seguito di un dopoguerra in cui, lasciate le colonie -eccetto l’amministrazione fiduciara in Somalia fino al 1960- il rapporto con le altre culture si faceva soprattutto tramite gli emigrati, il Vaticano e i legami ufficiali (e non) con gli Stati Uniti.

Risposta 1 – Wu Ming 2

OF: La protagonista del romanzo è Isabella Marincola, alias Timiro, spesso italianizzata in Timira: il romanzo appare meticcio già nel titolo. Prima di parlare di questo straordinario ritratto di donna, vorrei che ci soffermassimo un po’ sulla figura del fratello Giorgio, morto partigiano nell’ultima strage nazista perpetrata sul suolo italiano il 4 maggio 1945. Di lui si parlava già nella seconda edizione di Asce di guerra, nel 2005, non tradotto in francese, e anche nel libro Razza partigiana di Carlo Costa e Lorenzo Teodonio del 2008. Da quest’ultimo libro è stato tratto un reading-spettacolo che hai realizzato nel 2010. Raccontaci un po’ di questo partigiano nero.

Risposta 2 – Wu Ming 2

OF: Isabella, la sorella minore di Giorgio, nasce nel 1925, della stessa unione illegittima tra un soldato italiano, Giuseppe Marincola, e una giovane somala, Ashkiro Hassan. Il soldato poi torna in Italia, i figli crescono insieme a quelli legittimi di una nuova coppia italiana, senza sapere nulla dell’identità della loro vera madre. Questi figli di coppia mista erano numerosi in questo periodo e anche nel dopoguerra, sia in Eritrea che in Somalia. Sono famiglie che hanno di recente dato i natali a qualche scrittrice importante, come Cristina Ali Farah, nata nel 1973, da un padre somalo e da una madre italiana- o Gabriella Ghermandi, nipote anche lei di un soldato italiano.

Risposta 3 – Wu Ming 2

OF: Isabella studia e cresce in seno alla grande cultura italiana. Frequenta scrittori, registi, scultori, artisti. Nel romanzo appare anche una terribile scena nella quale incontra un ex ufficiale dell’esercito italiano in Etiopia, il giornalista Indro Montanelli, che diventerà poi il fondatore del Giornale -i cui atteggiamenti dicono molto dei pregiudizi dell’epoca. Come hai fatto a restituirli? Grazie alle tue conversazioni con Isabella, e con il figlio Antar, coautore del libro, o c’è di mezzo anche anche un po di fantasia?

Risposta 4 – Wu Ming 2

OF: Dopo due matrimoni in Italia, Isabella si stabilisce in Somalia nei primi anni sessanta, poco dopo l’indipendenza. Nel 1991, il dittatore Siad Barre, amico del socialista italiano Bettino Craxi, che ritroveremo coinvolto nei guai dell’operazione Mani pulite, è rovesciato dal Somali National Movement del clan Issak. Morirà 4 anni dopo a Lagos, nel Nigeria, lasciando sprofondare il paese in una guerra civile non ancora finita, nonostante i miglioramenti visti di recente. Nel 2012, è infatti tornato un governo a Mogadiscio, insieme ad altre cose svanite da vent’anni, tra cui l’elettricità e le pulizie. Ma la stabilità politica è sempre minacciata dagli islamisti di Al-Shabaab che cercano di riconquistarsi il paese. Nel maggio 1991, Timira Hasan, alias Isabella Marincola, è l’ultima italiana a lasciare Mogadiscio. Comincia per lei l’ultima stagione di una vita ormai definitivamente italiana.

Risposta 5 – Wu Ming 2

OF: Isabella Marincola è morta nel 2010, prima dell’ultima stesura del libro. Nel romanzo, tu le scrivi per raccontarle cosa è successo nel mondo dopo la sua morte. L’anno scorso, ho avuto modo di intervistare un giovane docente, Matteo Guglielmo, autore di un libro di geopolitica dal titolo Somalia, ragioni storiche del conflitto (del 2008), a cui è seguito un libro dello stesso genere sul Corno d’Africa, uscito nel gennaio 2013. Solo alla fine 2012, ha potuto fare un viaggio in Somalia. Anche tu non hai avuto la possibilità di andarci. Penso di nuovo a Cristina Ali Farah, che ha scritto questo bellissimo romanzo sulla diaspora somala nel 2007, senza aver rivisto la Somalia dal 1991, o ancora, in Francia, al giornalista e scrittore Léonard Vincent, autore di un ottimo reportage letterario, Les Éryhtréens, realizzato senza aver potuto andare in Eritrea, ma grazie soltanto alle numerosissime testimonianze dei profughi. Di questo lavoro di fantasia necessario a restituire l’atmosfera di una città si parla molto chiaramente alla fine del tuo libro.

Risposta 6 – Wu Ming 2

Nel film Riso amaro del 1949, diretto da Giuseppe de Santis, si scopre un mondo che dalla fine dell’Ottocento, tramite i canti popolari come Bella ciao o i quadri di Giuseppe Morbelli, incarnava le lotte dei braccianti e delle donne. In questo film, appare una mondina nera, in modo poco realistico ma voluto da un regista militante nel partito comunista. Questa mondina è Isabella Marincola.

Giuseppe Morbelli, Per ottanta centesimi, 1895.

Domande del pubblico:

Intorno al materiale utilizzato per scrivere il libro:

Risposta 7 – Wu Ming 2

A proposito dello sguardo di Timira sull’Italia dell’ultimo ventennio in cui lei ha vissuto.

Risposta 8 – Wu Ming 2

Sull’approccio della scrittura collettiva.

Risposta 9 – Wu Ming 2

Sulla forma e-book.

Risposta 10 – Wu Ming 2

timira

 Breve presentazione del collettivo Wu Ming: 

Il collettivo Wu Ming è nato nel 2000 dalla sezione bolognese del Luther Blisset Project, durato dal 1994 al 1999. Del primo collettivo, più ampio perché sotto pseudonimo aperto, è stato pubblicato in Francia il romanzo Q, tradotto col titolo L’œil de Carafa (éditions du Seuil, 2001). Altri romanzi tradotti in francese sono stati pubblicati presso Métailié e sono opere del nuovo collettivo: si tratta di New Thing (Wu Ming 1, 2007) di Guerra agli umani (Guerre aux humains, Wu Ming 2, 2007), di Manituana (l’unico firmato dal collettivo come opera corale, 2009) e di Stella del mattino (Wu Ming 4, 2012). Eccetto che per l’ultimo libro -tradotto da Leila Pailhes- queste traduzioni sono opera di Serge Quadruppani, scrittore anche lui, che tradurrà anche il nuovo romanzo, scritto insieme a Antar Mohamed, sempre per le edizioni Métailié.

Partiti in cinque, sono rimasti in quattro dal 2008, da quando Wu Ming 3 ha lasciato il progetto. Wu Ming è una parola cinese che significa senza nome o cinque nomi. Insieme a questo lavoro letterario -ma non solo, perché si tratta anche di esplorazioni storiche, di elaborazioni o di critiche politiche- si sviluppa un lavoro molto importante su internet, col sito wumingfoundation.com, con testi originali in italiano e traduzioni in spagnolo e inglese. Alcune traduzioni francesi della loro attività online sono reperibili sul sito Article 11 -sempre colle traduzioni di Serge Quadruppani- e ognitanto anche su questo sito.

I loro nomi e cognomi non sono segreti, ma di solito non li usano nel loro lavoro pubblico -quindi la gente li conosce per lo più con i loro pseudonimi. Fino a qualche minuto prima dell’intervista, anche se ci eravamo scambiati qualche mail, avrei potuto incrociare Giovanni Cattabriga (Wu Ming 2) per strada senza sapere chi fosse, poiché nessuno di loro accettta di diffondere fotografie su internet, in televisione o sulla stampa. Fra i loro referimenti politici troviamo quelli dell’operaismo italiano e del situazionismo francese.

 

Vedere anche il progetto À l’ouest d’Aden su questo sito (pagina in francese).

Grazie ad Alessandra Minio per la prezioza rilettura.

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